Settembre a Capo Palinuro… tra grotte e corallo - SETTEMBRE 2008 Capo Palinuro - 15 settembre 2008 |
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Veduta della spiaggia del Villaggio degli Ulivi |
Sono ritornato a Palinuro a distanza di cinque anni dall’ultima volta che ci sono stato, avendo accumulato sulle spalle qualche centinaio di immersioni. Nulla è cambiato laggiù: il luogo è ancora più bello di come me lo ricordavo e un’estate che non accennava a voler finire mi ha regalato una settimana di settembre con splendide immersioni e relax totale, immerso nel verde degli ulivi secolari che caratterizzano questa zona. Le grotte marine, l’acqua limpidissima e i bellissimi rami di corallo mi hanno dato emozioni fortissime, come pure l’incontro ravvicinato con un grosso gattuccio: un’esperienza indimenticabile!!
Sono oltre una trentina i punti di immersione possibili attorno a Capo Palinuro e si tratta soprattutto di grotte marine sommerse. Alcune immersioni in grotta sono estremamente facili e adatte a subacquei di qualunque livello, mentre altre sono riservate agli speleosub più esperti ed attrezzati. Io, proprio qui a Palinuro, ho frequentato nel 2003 il corso speleosub e ho avuto un grandissimo maestro: Fabio Barbieri, che mi ha insegnato ad apprezzare le immersioni… nella pancia della terra. Sono tornato qui per rivedere quei posti con occhi diversi, data la mia accresciuta esperienza subacquea di questi anni, ma debbo dire che l’impatto è stato veramente emozionante, come la prima volta che ci sono stato nel lontano 2001. |
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Arrivato al “Villaggio degli Olivi” il sabato pomeriggio, inizio subito la domenica mattina la mia settimana di immersioni. Mauro Cammardella, titolare dell’ottimo diving “Mauro Sub”, ospitato all’interno del villaggio, non si ricorda più di me e, dopo aver letto il mio curriculum, mi propone di fare un’immersione di assaggio all’esterno delle grotte, tanto per… controllare l’assetto. Non ho difficoltà ad accettare, dato che mi propone un tuffo in uno dei siti d’immersione più belli di Capo Palinuro: il cosiddetto “Pan di Zucchero”. E così, io ed Angela, assieme al simpatico Matteo, ci facciamo condurre da Mauro sino al punto di immersione in una giornata di sole e di mare calmo con un caldo assolutamente estivo.
Superata Punta Quaglia, ci dirigiamo per una trentina di metri verso il largo dove, da un fondale di circa 43 metri di profondità emerge imponente il massiccio del “Pan di Zucchero”. Si tratta di un monolite di roccia, con il culmine a 24 metri di profondità. La sua caratteristica è quella di essere attraversato da un tunnel parallelo alla linea di costa, con il soffitto ad angolo acuto. Molto suggestiva la sua vista in controluce. Al centro del tunnel, lungo 16 metri, c’è uno strettissimo passaggio impercorribile che sbuca sulla sommità. Noi attraversiamo tranquillamente il tunnel e osserviamo i piccoli rami di corallo rosso attaccati alle pareti. Vediamo anche molte uova di gattuccio e varie tane nelle quali si affacciano delle piccole aragoste. Sul fondo vediamo delle bellissime corvine, ma piuttosto piccole. All’uscita circumnavighiamo la base verso il largo. Dopo qualche metro si apre un grottone dal fondo fangoso e dalle pareti ricche di vita. Sul fondo ci sono diverse pinne nobilis, i più grandi bivalvi del Mediterraneo. Ritorniamo quindi verso la parete di Punta Quaglia e osserviamo alcune sorgenti di calda acqua sulfurea. A mio avviso si tratta di una immersione non particolarmente impegnativa, ma di grande suggestione e interesse biologico per la grande varietà della fauna presente a causa dell’acqua profonda e della corrente che ne assicura il continuo ricambio. Nel pomeriggio torniamo volentieri in quella che viene giustamente considerata una delle più belle immersioni di Palinuro e, in generale, una delle grotte marine più interessanti d’Italia. Ci torneremo più volte nei giorni successivi, sia di giorno che di notte, ma questa è senza dubbio un’immersione che merita di essere ripetuta più volte, infatti, la famosa Grotta Azzurra, che attraversa Punta Quaglia con un percorso subacqueo di 85 metri e 3.000 mq. di area sommersa, è un vero e proprio laboratorio di biologia marina, con le pareti popolate da un’incredibile varietà di specie animali e vegetali. Si tratta della grotta più famosa di Capo Palinuro, che deve il suo nome alle sue incredibili acque color turchese a causa del fascio di luce che penetra nel lungo tunnel sommerso, all’interno del quale i fotosub possono catturare i più svariati soggetti a carattere geologico, biologico e scenografico che caratterizzano la grotta, in una magia di colori, di luci e forme di vita. La vastità del salone centrale, la conformazione a tunnel, le pareti sovrabbondanti di fauna bentonica, la presenza di sorgenti idrotermali, di speleotemi sommersi e un affascinante percorso subaereo tra colonne, stalattiti, stalagmiti e colate di alabastro, rendono l’immersione in questa grotta davvero unica ed indimenticabile. La Grotta Azzurra è larga una novantina di metri e attraversa completamente Punta Quaglia. L’ingresso principale arriva ad una profondità di -20 m. ed è sovrastato da un diaframma di roccia sommersa al di sopra del quale entrano le barche con i turisti. La volta della grotta prosegue sotto la superficie, per raggiungere il grande ingresso secondario che si affaccia nella Cala del Salvatore (arrivando ad una profondità massima di -33m.), da cui filtra la luce che rende l’acqua turchese.
Guidati da Fabrizio, io e Angela pinneggiamo per una ventina di metri e ci troviamo sulla "soglia" dove il grande salone si apre e il fondo degrada verso la massima profondità. Di fronte a noi l’intensa luce azzurra e sopra, lo specchio acqueo interno limpidissimo, che lascia trasparire le pareti subaeree. Dirigendoci a sinistra (verso Sud Est), incontriamo le "colonne", che con i loro tre metri di altezza testimoniano come un tempo molto lontano a questo livello non c’era acqua, altrimenti non avrebbero potuto formarsi. Superato il "fitone" (un grande masso dalla forma particolare), arriviamo alla famosa Sala della Neve. Dal fango sgorgano le sorgenti di acque sulfuree (misuriamo 24° C) che permettono il proliferare dei batteri dello zolfo, che formano un soffice tappeto bianco che riveste la volta della sala. L'acqua è tiepida ed opalescente (a volte è bianco latte per lo zolfo colloidale in sospensione), il paesaggio è irreale, siamo immersi tra le nuvole. Il buio nella sala è totale e le bolle dell’autorespiratore fanno cadere flocculi di solfobatteri, simili a fiocchi di neve. Scostandoci di poco dalla parete, e rimanendo a mezz'acqua, troviamo il punto dal quale un emozionante colpo d’occhio generale, tra riflessi e controluce, ci fa capire la vastità dell’ambiente. Lasciata la Sala della Neve voltiamo verso sinistra e giungiamo così alla grande uscita secondaria con la "finestra" da cui possiamo ammirare una grande famiglia di saraghi pizzuti. Nelle spaccature e nelle nicchie laterali ci sono miriadi di pesci rossi, i re di triglie, mentre sul fondo si vedono nuotare le eleganti corvine. Le pareti sono popolate di colorati molluschi nudibranchi tra cui la flabellina viola, la vacchetta di mare e la planaria rosa(un verme piatto simile ad una sottile lamina vivente). Vediamo anche gli esili e piumosi gigli di mare, dalla forma pentaraggiata, di colore rosso, giallo o variegato. La volta della grotta illuminata dalle nostre torce appare di un arancio intenso a causa della massiccia colonizzazione degli astroidi, che lasciano il posto alle gialle margherite di mare man mano che ci avviciniamo all’uscita. Le dimensioni di questi organismi sessili sono più grandi della norma (fenomeno del “gigantismo”), a causa della conformazione a tunnel della grotta che facilita il ricambio d’acqua e un notevole apporto di nutrimento. Usciti dalla grotta svoltiamo sulla nostra destra e ci tuffiamo nella Grotta del Cratere. Quella che un tempo era una grotta oggi ha la volta crollata e ci sono quattro diversi accessi per visitare l’interno di quello che è diventato una specie di cratere subacqueo. Scendiamo lungo un muro verticale ricco di anfratti, e arriviamo ad un arco di roccia a -37 m. di profondità. E’ un’immersione ricca di suggestione, durante la quale vediamo piccoli rametti di corallo rosso, spugne, briozoi, ricci saetta e piccole gorgonie rosse. Percorso l’arco, ci troviamo all'interno del cratere e, guardando verso l’alto, capiamo il perché del nome dato alla grotta. Al centro si notano grossi massi che un tempo erano il soffitto della grotta, ora collassata. Una rientranza sulla destra, ci da la possibilità di ammirare, rigirandoci dopo aver fatto alcuni metri, un singolare scorcio sul blu. Piccolissimi rami di corallo spiccano sulla parete assieme a diverse specie di briozoi. Proseguendo il giro antiorario, arriviamo ad un secondo arco simile ed opposto al primo, superato il quale usciamo dal cratere. Tenendo la sinistra raggiungiamo una zona ricca di uova di gattuccio e di grosse spugne incrostanti. Risalendo ci affacciamo su di un pianoro di posidonia oceanica situato ad una ventina di metri, all’interno del quale scorgiamo alcune grandi Pinnae nobilis. Guardando nel blu appare una sagoma in lontananza che nuota lenta, proseguendo discretamente riusciamo a capire che si tratta di un notevole dentice. Sorvoliamo il cratere per raggiungere il lato sud di Punta Quaglia e nei primi dieci metri curiosando qua e là tra i massi troviamo un paio di piccole cernie brune, mentre grossi branchi di salpe con i loro coreografici volteggi, creano un’immagine quasi tropicale. Veramente un’immersione stupenda!
Il secondo giorno si apre con una bella immersione alla Grotta degli Occhi e prosegue, al pomeriggio, con un tuffo sui “Mammelloni” di Punta Quaglia.
Guidati da Fabrizio, scendiamo in 5 sulla parete di Cala della Lanterna, nella quale si affaccia la Grotta degli Occhi. Arriviamo tenendo la parete a sinistra sino al fondale di sabbia a -37 m. e nelle spaccature della roccia dai 30 metri in giù vediamo tanti bei rami di corallo rosso, con i polipi bianchi aperti. Angela riesce a vedere una piccola aragosta, ma di pesce… nemmeno l’ombra, a parte le onnipresenti castagnole. Dopo una ventina di minuti di immersione torniamo indietro e entriamo nella Grotta degli Occhi. La grotta è formata da quattro camere aerate dove si possono ammirare bellissime stalattiti e mettere alla prova la propria preparazione subacquea sull’assetto e la compensazione in un saliscendi molto suggestivo e divertente. La grotta si sviluppa su due piani sovrapposti, con ingressi subacquei su entrambi, il primo a -16 m. di profondità e il secondo a -9 m. Il fondo è coperto di sedimento, per cui bisogna fare molta attenzione alla pinneggiata per non sollevare nuvole di sospensione. Gli “occhi”, che danno il nome alla grotta, sono due ingressi circolari e vicini che si trovano al piano superiore, a circa 3 metri di profondità. Dal piano inferiore della grotta si può facilmente risalire a quello superiore tramite tre larghi condotti verticali che, dopo essersi raccordati, conducono in due cupole d’aria nelle quali sono presenti alcune concrezioni coralloidi e delle bellissime stalattiti. Noi entriamo dall’ingresso inferiore, nuotiamo sino al piano superiore e poi emergiamo nella seconda camera con bolla aerea. Dopo aver dato uno sguardo alla volta della grotta, ci rituffiamo e usciamo in mare aperto passando da uno dei due “occhi” della grotta. E’ sicuramente una delle immersioni più suggestive del comprensorio di Capo Palinuro.
Terzo giorno di immersioni. Al mattino un tuffo nella Grotta Cattedrale 1 tra Punta Quaglia e Punta Iacco e al pomeriggio, senza Angela, un nuovo tuffo in Grotta Azzurra e al Tunnel del Camino.
Nuotiamo verso l’ingresso inferiore della Cattedrale. Inizialmente il fondo è in risalita e percorsi una quindicina di metri ci rigiriamo per goderci l’immagine della cornice rocciosa che si staglia nel blu. L’immersione prosegue poi verso l’interno a profondità minime. Saliamo nel cunicolo ascendente fino alla terza camera dove emergiamo nella piccola bolla aerea. Abbiamo la possibilità di emergere in quattro laghi interni, due piccoli e due grandi. Molto bella la finestrella con una colonnina centrale che si staglia sul blu dell’ingresso principale. La purezza del carbonato di calcio determina la colorazione chiara o scura delle concrezioni della parte emersa della grotta. Riscendiamo per dirigerci verso l’uscita, passando nel lago più grande, per gustare il magico azzurro dell’acqua illuminata dalla luce naturale. Sulle pareti ci sono Astroides arancione di taglia molto inferiore rispetto a quelli che si trovano nella Grotta Azzurra. Usciti dalla grotta svoltiamo a destra e proseguiamo fino all’ingresso della Grotta Cattedrale 2 nel quale mi affaccio per un attimo. Poi ritorniamo verso Punta Iacco nuotando con la parete a sinistra e osserviamo l’ingresso della Grotta delle Catene a -25 m. dando solamente uno sguardo al cartello di pericolo fissato alla roccia con una catena, in quanto nel corso degli anni c’è stato un depositarsi di limo che rende questa grotta estremamente pericolosa. Nuotando tra i massoni che si trovano sul fondo vediamo due grosse cernie brune che al nostro passaggio si rintanano velocemente, poi vediamo un grosso polpo nella sua tana con le uova e girandoci verso il blu il solito grosso dentice che non si fa avvicinare.
Assieme a Fabrizio e altri quattro sub facciamo un’immersione completamente in grotta per restare riparati dal mare grosso alzato dal vento di Maestrale. Percorriamo tutta la Grotta Azzurra sul lato sinistro, entrando nella Sala della Neve e facendoci un giro completo. Poi usciamo dalla Grotta Azzurra e imbocchiamo il Tunnel del Camino che si trova alla sinistra dell’uscita di Cala del Salvatore. Dopo una decina di metri dall’ingresso nord del Tunnel del Camino, che si sviluppa parallelo alla costa, fuoriesce una sorgente sulfurea tra le più fonde attualmente rilevate in zona. Il fondo raggiunge la quota massima di -39 metri nella parte centrale, coperta da uno strato di foglie morte di posidonia oceanica portate dalle correnti. Percorsi una quarantina di metri arriviamo all’atrio dell’ingresso meridionale, caratterizzato dalla presenza di grossi massi. Il fondo limoso in forte risalita conduce a delle splendide colonne e stalattiti, tra le quali dimorano i gamberi meccanici (Stenopus spinosus), di colore giallo arancio caratterizzati dalle lunghe antenne bianche. Sopra la nostra testa si apre il singolare camino verticale che da il nome al sito d’immersione. Ripercorriamo il tunnel e rientriamo nella Grotta Azzurra percorrendone tutto il lato destro e sbucando infine nella cala in cui ci abbiamo ancorato la nostra barca. Rimaniamo per un po’ a nuotare tra i massi ad una decina di metri e smaltiamo la nostra decompressione gironzolando intorno in cerca di pesce.
Capo Spartivento visto dalla barca si presenta come uno sperone a due punte che racchiude una microscopica caletta. La maestosa parete verticale che raggiunge i 200 metri di altezza, funziona da divisorio per i venti che soffiano dal secondo e dal quarto quadrante, di qui il nome dato a questa punta. Per scoprire questa meravigliosa parete sono necessarie almeno due immersioni. Punta Sud. Si scende in verticale fino a -21 m. di profondità dove la prosecuzione subacquea della punta forma un pianoro. Poco più giù iniziano le rientranze della roccia dove dai -30 m. appaiono i primi rami di corallo rosso. Ma questo non è niente in confronto a ciò che si incontra tra i 35 e i 40 metri, dove il fascio della torcia ci mostra le rosse sagome ramificate e coperte dalle piccole piumosità dei polipi bianchi espansi in cerca di cibo. L’immagine di questi tetti di corallo dalle notevoli dimensioni è veramente emozionante. Doppiando la punta e tenendo la parete a destra la scena non cambia: sembra che la prateria verticale di “oro rosso” non debba mai finire. Raggiungiamo il monolito che torreggia da -24 a -40 m. al centro della caletta e, dopo uno sguardo d'assieme, iniziamo la risalita per non andare oltre i limiti di non decompressione. Punta Nord. L’immersione ha una variante che consiste nel passaggio sotto uno scenografico tunnel di una decina di metri di lunghezza che si trova a -39 m. di profondità. Dopo averlo superato, puntando verso il largo con la parete a destra, si ha una visione inconsueta: i rami di corallo, anche di notevoli dimensioni, per un fortunato orientamento della parete, si stagliano in controluce sul blu dello sfondo. Uno spettacolo mozzafiato! L’immagine è così suggestiva che non viene voglia di accendere la torcia per poter cogliere al meglio la magia del momento. In emersione è possibile visitare un cavernone dal fondo roccioso in forte risalita. Si tratta di un’ampia grotta costiera che si sviluppa per circa 30 metri di lunghezza, popolata dai tipici organismi di questi ambienti.
Una bellissima immersione notturna in Grotta Azzurra! Oltre un’ora di immersione con un mucchio di pesce, specialmente all’esterno della grotta: saraghi, triglie, polpi, cefali, corvine, polpesse, tordi, guarracini, musdee e, soprattutto, tante bellissime Alicia mirabilis con i loro filamenti completamente estesi. E poi molti nudibranchi, ricci saetta, gamberi meccanici… insomma un sacco di vita e di colori!!
GROTTA AZZURRA – PARETE DESTRA 11 settembre 2008 ore 10.08 prof. max 24 m. temp. 20 °C tempo 51 min. Torniamo ancora una volta in Grotta azzurra, questa volta guidati da Nando e ci dedichiamo all’attenta osservazione di tutta la parete destra, facendo un percorso di andata e ritorno solo su questo lato. E’ con noi Stefano, biologo marino dell’Acquario di Genova, che ci mostra gli aspetti più significativi della vita che si svolge sulla parete della grotta… cose che gli occhi meno attenti non sanno vedere. All’uscita della grotta un grossissimo polpo nella sua tana, intento a ventilare le uova deposte.
GROTTA DEL CRATERE 11 settembre 2008 ore 15.10 prof. max 40 m. temp. 16 °C tempo 54 min. Al pomeriggio siamo solo in tre sub e, accompagnati da Mauro, possiamo regalarci una bellissima immersione fuori curva alla Grotta del Cratere, attraversando più volte i vari archi sommersi e rimanendo sul fondo quanto basata per accumulare un po’ di deco che andiamo a smaltire nella cala davanti alla Grotta azzurra, dove abbiamo ancorato la barca. Poco pesce, ma immersione davvero interessante, in uno scenario davvero bello.
Ultimo giorno di immersioni. Concludiamo in bellezza con delle altre grotte… naturalmente!
All’interno di Cala Fetente si trovano diverse grotte marine caratterizzate dalla forte presenza di emissioni di acido solfidrico. Quella nella Grotta Sulfurea è un’immersione veramente particolare: si tratta di risalire una sorgente sulfurea in acqua dolce! Noi facciamo solo il primo tratto della grotta: 120 metri di penetrazione in cunicoli posti su diversi piani… una specie di gimcana volante in un ambiente surreale, con le pareti ricoperte di uno strato vellutato di solfobatteri e acqua dal colore lattiginoso. Arrivati al dente che si trova a circa un terzo della lunghezza della grotta emergiamo nella bolla aerea e poi torniamo indietro, in quanto gli ulteriori 200 metri di penetrazione richiedono preparazione e attrezzatura speleo, dato che si deve passare in una stretta condotta nella quale si viene trascinati dall’acqua della sorgente sulfurea. Nella bolla vediamo numerose stalattiti e altri speleotemi: orecchie di elefante, cannule e foglie di pancetta… un vero spettacolo! Inoltre, caratteristica della camera areata è la presenza di numerosissimi pipistrelli che volteggiano sopra alle nostre teste disturbati dalla luce e dal rumore. Tornati all’uscita della grotta nuotiamo in parete verso destra e entriamo nell’ingresso inferiore della Grotta Viola. Questa è la grotta marina di più recente scoperta a Capo Palinuro e deve il suo nome alla presenza di una patina di manganese appena sopra il pelo dell’acqua dei laghi interni, che alla luce delle torce riflette suggestive tinte violacee. Entriamo a - 14 m. e percorso l’atrio dal fondo ciottoloso voltandoci abbiamo la visione generale degli ingressi della grotta. Proseguiamo verso l’interno tenendoci staccati dal fondo che diventa fangoso, fino a raggiungere la parete. Ci troviamo in uno strato di acqua calda (24°C) e lattiginosa per la presenza di zolfo colloidale in sospensione. L’atmosfera è irreale e sembra di essere sospesi tra le nuvole. Lungo le pareti si nota la bianca peluria delle colonie di solfobatteri e i fori dei litodomi (Lithophaga lithophaga), molluschi bivalvi ormai morti a causa della composizione chimica dell’acqua. Una volta emersi ci troviamo nel grande lago principale e subito notiamo il viola intenso del manganese sulla parete. Colonnine, stalattiti, stalagmiti, cannule e formazioni eccentriche rendono questa grotta molto suggestiva. Qualche metro sopra la nostra testa vediamo distintamente il solco di corrosione generato da miscelazione di acque di natura diversa, che è l’indice di un antico livello del mare. I fori visti sott’acqua, continuano anche sopra a testimoniare le variazioni della linea di riva. L’acqua è sulfurea e spegnendo le luci nelle due cupole areate maggiori si può apprezzare una particolare atmosfera creata dagli azzurri riflessi della luce esterna che filtra dall’ingresso situato a -14 m. di profondità, da un’altra grande apertura e da due piccole finestre poste sul lato destro della grotta. La sala principale, nella quale emergiamo è un vero e proprio un laghetto sommerso di 25 metri di larghezza per 13 metri di lunghezza ed ha 7 metri di profondità. Questo laghetto è incorniciato da stalattiti, stalagmiti e colonne… davvero stupendo il colpo d’occhio! Dalla sala principale è anche possibile effettuare un breve percorso emerso sino ad un piccolo laghetto di acqua dolce detto “Lago dell’amore”. Nella seconda sala il fondo è molto fangoso, ma vi sono differenti specie di Cerianthus.Terminata l’osservazione della cavità emersa principale riscendiamo in parete e a -7 m. notiamo la netta linea di separazione tra la zona sulfurea e la sottostante dove riprende la vita. Anche la differenza di temperatura sottolinea questa divisione. Ritorniamo quindi nell’atrio della grotta che ha tre ingressi ed una finestra più piccola che ne permettono l’illuminazione naturale. Attraversiamo la finestra e ritorniamo nella Cala Fetente dove è ancorata la barca.
Arriviamo nella Cala del Salvatore e ancoriamo la nostra barca poco distante dall’ingresso della Grotta Scaletta. Siamo un gruppetto di 6 subacquei guidati da Fabrizio e questo non ci consentirà di fare grandi penetrazioni nelle due grotte, nelle quali è necessario procedere in fila indiana e il rapporto dovrebbe essere di uno a due, per immergersi in sicurezza. Pazienza! Ci limiteremo ad un semplice “assaggio” degli ingressi delle due grotte. Dopo una breve nuotata lungo la parete entriamo in grotta a -12 m. di profondità e ci limitiamo ad un breve giro nell’atrio dal fondo piatto, penetrando uno alla volta nel corridoio. Percorsi i primi dieci metri, guardando verso l’alto si ha una bella immagine della superficie che appare tra due pareti rocciose. Di fronte si apre un basso cunicolo che porta ad uno stretto camino alto una quindicina di metri che sbuca in superficie. Al termine del sifone c’è una piccolissima camera areata con delle grandi formazioni di stalattiti e stalagmiti. Sotto, si apre un pozzo che scende verticalmente fino a -42 m. di profondità, che è assolutamente riservato agli speleosubacquei e già teatro di un tragico incidente. Usciti dalla grotta nuotiamo in parete sino all’ingresso della Grotta Trombetta, Il tratto che separa questa la Grotta Scaletta dalla Trombetta è di una cinquantina di metri da percorrere in parete sui 20-25 metri di profondità. Il percorso è chiamato la via dei polpi perché questi cefalopodi popolano i numerosi anfratti e non è difficile vederli mentre ventilano le uova. La Grotta Trombetta deve il suo nome alla volta e al pavimento dell’ingresso che sono sagomati come un enorme strumento musicale. Il fondo fangoso, in risalita, parte da -35 m. per arrivare nella zona più interna a -12 m. Dobbiamo starne a distanza per evitare di sollevare sospensione. Si può entrare rasentando la volta a 20 metri di profondità che si innalza all’interno e poi proseguire lungo la parete destra o sinistra. Siamo alla base di uno stretto camino verticale con splendidi speleotemi, che permette il passaggio in fila indiana a non più di tre persone, per sbucare in una piccola sacca subaerea. Questo tratto però è riservato agli esperti muniti di attrezzatura idonea, perché potrebbero facilmente sorgere problemi di compensazione e claustrofobia oltre a quelli derivati dagli urti contro la roccia.
Sabato 13 settembre. La mia settimana blu a Palinuro è terminata. Tanti bellissimi ricordi si accavallano nella mia mente e nelle pagine di questo mio log book ho potuto fissare solo i principali. Gli altri andranno ad arricchire i ricordi delle mie tante immersioni e alimenteranno il mio desiderio di ritornare ancora una volta in questo posto magnifico.
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La spiaggia del Villaggio degli Ulivi |
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Sotto agli ulivi secolari del villaggio |
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